Sull'Arte
di Andrea Patti

 

 

Pirandello

 

 

 

 

 

Partenone

 

 

 

 

 

 

Leonardo da Vinci

 

 

 

 

 

 

J. Pollock - N. 27 (1950)

 

   Quando Pirandello poneva l’ arte tra i tre generi supremi di valori, nelle sue ultime rappresentazioni del teatro dei miti, aveva già attraversato ed ispirato buona parte dell’esistenzialismo. Ed ora più che mai aveva capito che, se l’esistenza non poteva essere sempre felice, poteva comunque essere più che mai possibile nello slancio creativo verso il bello. Almeno al bello mirava l’arte fino alla fine dell’ottocento.
   Ma già Skakespeare quando diceva che “niente e bello o brutto, (ed) è il pensiero che li definisce tali” aveva intuito se non proprio che si sarebbe arrivati ad un arte dell’antigrazioso, ad un’arte del brutto, ad un’arte del gratuito, che si sarebbero trovati diversi parametri nuovi per parlare di un’ esperienza artistica.
   Nel nostro secolo il concetto di arte è stato in continuo fermento di cambiamenti, frutto di nuove importanti riflessioni sul suo concetto e sulla sua funzione, in un secolo spesso drammatico come il nostro lacerato dai conflitti di diverso genere .L’ antica definizione di arte dai Greci in poi, indicava la capacità umana di creare oggetti utili, la scultura la pittura e l’artigianato erano la medesima cosa, inglobati nel medesimo concetto di arte, era il periodo del bello ideale, o del bello assoluto, era un’arte fatta di stretti canoni e proporzioni. Le arti che più di tutte sembravano basarsi su tali regole erano principalmente l’ architettura e la scultura; la pittura era tra i Greci atta alla semplice decorazione e all’ abbellimento.
   I valori di giudizio delle arti non mutarono fino all’ultimo 800, quando cioè cominciò a consolidarsi una scienza autonoma, l’ estetica, che desse ad ogni arte uguale dignità, lungi dalle gerarchizzazioni di generi e tecniche artistiche come era avvenuto sino ad allora. Basta pensare che l’ arte fu per quasi 2000 anni ritenuta inferiore alla poesia, ispirazione del divino. Così la pensava Platone, Aristotele e tanti altri.La definizione di arte era definizione di arte in generale.
Ancora nel rinascimento molti grandi pittori del tempo lavoravano in vere e proprie officine, dove oltre ad essere pittori si era anche scultori architetti cesellatori, falegnami, Leonardo medesimo si formò alla bottega del Verrocchio dove a quel tempo lavoravano anche Perugino e tanti altri famosi artisti. Alla bottega del Verrocchio egli medesimo notevole pittore, venivano commissionate opere di artigianato e di abbellimento, come stendardi, sacre suppellettili, statue, effetti speciali e coreografie per giostre.
   Si può pensare ad una vera autonomia dell’arte solo in tempi più recenti. Manet stesso che aveva fatto scandalo esponendo a Parigi la sua Olimpià, in un periodo dominato dal realismo e dalla fotografia, diceva di rifiutare la pittura sporca dei suoi fratelli impressionisti. E pure l’arte plastica si trovava in quel periodo, ad un punto di non ritorno, da cui poteva, adesso, vedere solo l’inizio; in trenta quaranta anni l’arte stravolge tutti i suoi valori costituiti e quelli della società che vive. Tra la fine dell’800 e i primi del nuovo secolo si susseguono e si aggrovigliano decine e decine di correnti artistiche,tutte sempre più stimolate all’espressione, attraverso colori e forme, ma anche attraverso parole e gesti sempre più insoddisfatti in una società pronta a digerire gli orrori di due devastanti guerre.
   “ L’ arte è un gesto”, scriveva il dadaista Picabia su una delle tante riviste politico-culturali che giravano a Parigi nel primo novecento, nel suo essere solo un gesto l’ arte assume paradossalmente la sua massima possibilità, slegata da problemi sociali, politici etc, l’arte diventa maniera per manifestare e per dire e non dire, manifestare tutto ma anche non volere dire nulla. Questa fase dell’arte moderna è spesso stata descritta dai nostalgici come la morte dell’arte, ne é invece la medesima logica quanto irrazionale evoluzione.Oggi esistono infiniti artisti, non tutti saranno sommi per i posteri, ma ciò che più conta è che non tutti creano per la necessità dell’immortalità, anzi tale necessità è diventata quasi un inutile problema….

 

 

 

 

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