Leggere un’opera d’arte
di Andrea Patti
Sul
perché l’uomo abbia deciso di dedicare parte del tempo ad un atto apparentemente
non vitale come è l’arte, è come dire un po’ retoricamente perché troviamo il
tempo di sognare o anche di camminare, di amare ed esprimerci; Ma è forse l’arte
solo una maniera di comunicare qualcosa, o è anche un calderone alchimistico
di una grande opera del quotidiano, in cui la genesi artistica è felicemente
ad una prima e sola fase di pura creazione, slegata da fini utilitaristici e
secondari come ad esempio la successiva utilizzazione dell’oggetto creato, per
un guadagno, o per voglia di potere , per affermazione dell’io. Ciò che cerco
di dire è che il rapporto tra creazione e fruizione dell’opera d’arte è il rapporto
tra slancio creativo della coscienza ed insieme sete dell’io più materiale,
nella sua divulgazione nell’etica.
Nello Zibaldone Leopardi si interrogava spesso su quella fase della coscienza
in cui è dato a tutti gli uomini di potere intuire qualcosa di grande intorno
o sopra di loro, Faust avrebbe usato chiamare tale privilegio, “l’apparizione
dello spirito”; l’arte è questo stesso slancio spesso involontario verso l’eterno,
fatto di incontenibile gioia, libertà, ma anche di sofferenza e di abbandono
delle strade consuete in virtù della vera libertà nel nulla.
È l’ignoto il terreno di lotta dell’artista, solitaria è la strada che conduce
all’eternità, e quando ci si trova al cospetto del nulla non si devono avere
dubbi nè incertezze, la volontà deve tenere l’artista lontano dalla paura
della inimmaginabile visione , di ciò che ci sovrasta e che non conosciamo.
Ad esempio, quando Faust invoca avidamente l’apparizione di Mefistofele crede
di potere reggerne il confronto “ spirito devi apparire” “a te mi sento pari”,
ma quando lo spirito decide di apparire Faust è abbacinato e tramortito “o apparizione
terribile non so tollerare la tua vista”.
L’arte non è una scelta è una necessità, non si decide, è parte dell’uno e le
sue meraviglie si scorgono con pazienza, nella prima tela che è la vita. Poi
l’artista dopo avere già dentro il suo quadro decide se fare il mondo partecipe
della sua intuizione. Ma per un bizzarro gioco della esistenza capita che, quando
l’uomo, anzichè continuare a condividere con l’eterno la visione di altri mondi,
si trova materialmente spinto a volere esprimere agli altri uomini la sua estatica
esperienza per trarne profitto, gratificazioni, e benefici, perdendo il contatto
con l’ispirazione generatrice,alcuni hanno detto che la somma creazione artistica
non è mai stata compiuta, si pensi alla Pietà rondinini mai finita di Michelangelo,
e al senso di incompiutezza della pittura informale di un Fontana o un Tàpies.
Ciò che rende unico il sommo artista è la capacità di sapere tenere per sé le
vere intuizioni e farne tesoro nello spirito, come si conserva una cosa preziosa
e non un oggetto di scambio.
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Solo alla luce di tale introduzione si può cercare di decifrare l’opera dei
grandi artisti, come ad esempio l’opera di Max Ernst e le sue foreste, o Francisco
Goya e la sua “immaginazione che crea mostri" , Michelangelo e il suo furor
di movimento. Questo è l’enorme tesoro di cui ci fa partecipi la creazione artistica,
ci introduce in una strada nuova, in continua ricerca , ci porta a scavare e
a conoscere il perché tutto sia come un oceano. Mi è capitato di vedere diverse
opere di sommi artisti, ricordo come fosse stata forte e spiazzante ad esempio
la visione dei quadri di Giorgio De Chirico, la produzione metafisica dell’artista
tra il 10 e il 20, in fondo come molti diranno, il suo migliore e geniale periodo;
è il De Chirico delle inaccessibili architetture, delle statue senza tempo ,
delle piazze d’Italia deserte, degli orologi, e dei treni. Quando vidi la prima
volta i suoi quadri non ne conoscevo ancora i motivi storici e biografici, ma
la pura osservazione di quell’insieme di colori e forme, mi avevano fatto già
intuire quale enorme portatore di presagi e simboli fosse l’opera di quell’uomo.
Soltanto anni dopo, all’università ne studiai l’arte e i profondi messaggi contenuti
nella sua opera, fonte di ispirazione per l’arte di tanti grandi del novecento,
dai surrealisti agli informali.
Un orologio segna il presente, le ombre il tempo passato , le architetture senza
età “uniscono il passato il presente e il futuro”, un treno lontano è il ricordo
di oggetti di infanzia, il treno riporta De Chirico alla memoria del padre che
sui treni lavorava, un treno come unico elemento di movimento, simboli da cui
possiamo trarre numerosi messaggi, magari collegando l’opera di De Chirico alla,
per citarne un contemporaneo alla poetica di Bergson col suo” tempo interiore”.
L’opera d ‘arte è leggibile da tutti, ognuno saprà trovare le proprie emozioni in base all’occhio che usa per leggere, che siano gli occhi della natura o dello spirito.